Progetto di sperimentazione del ruolo dell’educatore all’interno dell’Ospedale di Perugia.

Come documentato dalla copiosa bibliografia sull’argomento, il ricovero ospedaliero costituisce una delle esperienze più destabilizzanti nella vita di una persona, contro la quale non sempre sono sufficienti le risorse e le strategie di adattamento che si riesce ad attivare, in particolare nel caso in cui si tratti di un bambino. I bisogni espressi sono riferibili a tutte le dimensioni, cognitiva, emozionale, delle relazioni e comportamentale, e costituiscono una questione centrale all’interno di tutte quelle strutture ospedaliere, che vogliano aprire i propri orizzonti per guardare ai pazienti da un punto di vista non solamente medico-fisiologico, ma con un approccio globale, avvalendosi del contributo di figure professionali provenienti anche dalle cosiddette “scienze umane”.

L’educatore si inserisce a pieno titolo fra queste figure e costituisce una risposta fondamentale ai bisogni espressi dai bambini e dagli adulti malati ed ospedalizzati.

Il suo compito è quello di farsi carico del sostegno psicorelazionale dei pazienti ricoverati, attraverso la progettazione e il coordinamento di interventi educativi e ludici, specifici per ogni fascia di età ed ogni situazione, mirati a rinforzare la “parte sana” del malato. La finalità ultima è permettere un processo di elaborazione della malattia, perché sia inscritta tra le tappe della propria esperienza esistenziale.

La complessità contestuale di un reparto ospedaliero fa sì che l’intervento educativo sia pensato secondo criteri di flessibilità, con un ventaglio di attività da realizzare quando possibile e da rendere intercambiabili se necessario: laboratori di manipolazione e costruzione di oggetti e materiali, attività espressive di vario tipo, scrittura di diari, giochi e attività ludiche, ma anche lo scambio verbale, la cosiddetta “chiacchierata insieme” può costituire un intervento di grandissimo valore, a patto che sia la costruzione di una relazione d’aiuto a fare da cornice comune e  da orizzonte di senso ad ogni intervento.

Va sottolineato che l’educatore si integra a pieno titolo con le figure operanti nei Reparti: il suo intervento, infatti, è affine a quelli progettati dalle equipe, sia nelle finalità perseguite, che in alcune modalità di strategia operativa, ma non in sostituzione. Il confronto e lo scambio con tutte le figure professionali è uno degli obiettivi fondamentali perseguiti dal progetto.

I tempi sono concordati con gli operatori dei Reparti, attraverso una pianificazione delle varie azioni che garantisca continuità e coerenza, ma anche integrazione di orari, senza sovrapposizione degli interventi. Comunque, l’assunto di base è la flessibilità, in base alle situazioni che possono verificarsi e agli imprevisti che possono intervenire.

Rispetto ai luoghi, le camere di degenza, naturalmente, costituiscono il contenitore per così dire “obbligato” dell’incontro tra l’educatore ed ogni persona ricoverata; è possibile altresì predisporre specifiche attività in eventuali spazi comuni e, qualora sia possibile, con piccoli gruppi di pazienti.

Leggi le news del progetto: clicca  Avvio del progetto,  Resoconto ad un anno dall’avviogli educatori in ospedale collaborano col comitato per la vita Daniele Chianelli

progetto concluso nel 2014